In quarant’anni la città di Mesagne ha fatto molta strada, diventando da città “Capitale della Sacra corona unita” a prima “Città della Cultura della regione Puglia”.
È innegabile lo sforzo fatto da tutti per il ritorno alla legalità, a partire dagli anni ‘80, che ha permesso, tra l’altro, la fruibilità del centro storico che da epicentro della criminalità è diventato motore turistico. E dal punto di vista economico, il turismo gastronomico ha soppiantato l’agricoltura come prima risorsa della città.
Se questa strada ha garantito visibilità alla città e portato una momentanea ricchezza, rischia di diventare nel medio periodo un vicolo chiuso, se non rimodulata e ampliata. Il turismo gastronomico è spesso legato a mode del momento, riuscirà, pertanto, Mesagne solo con il suo centro storico e con le chiese barocche, spesso chiuse al flusso turistico, a sopravvivere ad un’eventuale crisi?
Siamo sinceri: Mesagne non ha quella capacità di richiamo che hanno le località balneari, né, d’altra parte, attrattiva può essere la nostra campagna, martoriata dalla xilella che sta comportando la distruzione degli uliveti, e ormai abbandonata dai coltivatori che preferiscono lasciare incolti i campi o piuttosto trasformarli in centri fotovoltaici.
A questo proposito bisogna ricordare il grido d’allarme che è stato più volte lanciato dai
climatologi, che ritengono ormai a rischio desertificazione ampi territori del suolo italiano, prima tra tutti il Salento, problema di cui anche a Mesagne si è discusso recentemente in un incontro nella sala del castello.
Le nostre soluzioni per un cambiamento reale della situazione locale: